Quaresima: Permettere a Dio di sanare il nostro cuore

340 376 Parrocchia San Fruttuoso

Omelia delle ceneri

«Ritornate a me con tutto il cuore…ritornate al Signore» (Gl.2,12.13): è il grido con cui il profeta Gioele si rivolge al popolo a nome del Signore. Tutti sono chiamati: «Chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti…lo sposo…e la sposa» (v.16). Tutti convocati per mettersi in cammino e adorare il suo Dio, «perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore» (v.13).

Anche noi vogliamo ritornare al Padre.
La Quaresima è uno strumento, una via per questo ritorno, per condurci alla vittoria della misericordia su tutto ciò che cerca di schiacciarci.
La Quaresima è la strada che ci conduce dalla schiavitù alla libertà, dalla sofferenza alla gioia, dalla morte alla vita.

Il gesto delle ceneri ci ricorda la nostra condizione originaria: siamo tratti dalla terra, siamo fatti di polvere.

Sì, ma polvere nelle mani amorose di Dio che soffiò il Suo spirito di vita dentro ognuno di noi e vuole continuare a farlo; vuole continuare a darci quel soffio di vita che ci salva da altri tipi di soffi: l’asfissia soffocante provocata dai nostri egoismi, dalle meschine ambizioni e silenziose indifferenze; asfissia che restringe gli orizzonti e anestetizza i desideri del cuore.

Il soffio della vita di Dio ci salva da questa asfissia che spegne la nostra fede, raffredda la carità e cancella la speranza. Vivere la Quaresima è anelare a questo soffio di vita che Dio Padre non cessa di offrirci nel fango della nostra storia.

Ci occorre questo soffio di Dio per uscire da luoghi asfittici normalizzati, tanto da non sentirne più quasi gli effetti, perché ci siamo abituati a respirare aria cattiva, aria di rassegnazione, aria di paura e di ostilità. Siamo pronti, giustamente, a reagire all’aria inquinata (sembra l’unico problema), ma non reagiamo all’aria inquinata di chi brucia ogni verità preferendo annusare a pieni polmoni qualsiasi opinione, dietro al paravento del “faccio e lascio fare/dire” quello che si vuole. Siamo più preoccupati di ciò che respiriamo, piuttosto che di quello che pensiamo e ci fanno pensare.

Quaresima è tempo per dire no. No all’asfissia dello Spirito causato dall’indifferenza, dalla trascuratezza che la vita dell’altro non mi riguarda; no ad ogni tentativo di banalizzare la vita. La Quaresima vuole dire no all’inquinamento intossicante delle parole vuote e senza senso della critica rozza e veloce, delle analisi semplicistiche che non abbracciano la complessità dei problemi, specialmente quelli che fanno soffrire le persone. Quaresima è tempo per dire no alla pigrizia del pregare e del venire a Messa (vinciamo la paura) per accontentarci di una preghiera che tranquillizzi, di un’elemosina che ci lasci soddisfatti, di un digiuno che ci faccia sentire a posto.

Non si arriva a Dio scansando le piaghe di Cristo presenti nelle piaghe dei fratelli.

Quaresima è tempo della memoria, è il tempo per domandarci: che sarebbe di noi se Dio ci chiudesse le porte? Che sarebbe di noi senza la misericordia che non si stanca di perdonarci e che ci permette di ricominciare di nuovo sempre? Dove saremmo noi senza l’aiuto di tanti volti accanto a noi («santi della porta accanto» – Papa Francesco) che ci tendono la mano e che con la loro vita intensa ci ridonano speranza?

Sì, Quaresima è il tempo per tornare a respirare, è il tempo per aprire il cuore al soffio dell’Unico che è capace di trasformare la nostra polvere in umanità. Non è il tempo per stracciarsi le vesti davanti al male che ci circonda, ma di fare spazio nella nostra vita a Dio che fa vivere e a tutto il bene che possiamo operare, spogliandoci da ciò che ci isola, ci chiude, ci paralizza dentro una lamentosità senza fondo.

Quaresima è il tempo per permettere a Dio di sanare il nostro cuore dall’egoismo e dalla noia, per rilanciarlo verso la gratitudine che si esprima nella condivisione e nella responsabilità.

Ogni uomo, consapevolmente o no, attende e vuole Gesù, attende e vuole il mondo nuovo del Cristo Risorto.
La Chiesa, ogni cristiano, è chiamato a testimoniarLo.

Don Eligio

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